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Inconsapevolmente cornuti. Confessioni.


di pennabianca
02.04.2021    |    6.392    |    5 9.9
"Ieri, ad un certo punto della festa, mi son trovata in cima alla torre con Alberto, che per tutto il giorno, mi aveva stuzzicato ed eccitato..."
Seconda parte del racconto che narra il percorso iniziato da due coppie che vogliono vivere il sesso in maniera molto appagante.
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Servite le nuove pietanze, dopo gli ennesimi brindisi ed applausi agli sposi, tutta la comitiva si trasferisce fuori, nello splendido giardino con vista sul lago, dove sarebbero stati serviti dolci, e dove sarebbe avvenuto il taglio della torta nuziale, sotto un apposito gazebo, predisposto per l’occasione. Luca decise di tenere d’occhio Silvia, ma non riuscì ad uscire subito, in quanto trattenuto dal padre dello sposo che, conoscendolo, scambiò con lui qualche parola. Quando uscì nel giardino, cercò con lo sguardo Silvia, ma non la trovò, così, in maniera discreta si mise a cercarla, fin quando, arrivato vicino ad una pianta, si rese conto che la sua donna era dall’altro lato della piccola siepe, che divideva quella parte del giardino.
Era in compagnia di Roberto, che le stava parlando a bassa voce, cui lei rispondeva con maliziose risatine.
Luca non riusciva a capire cosa l'uomo le stesse dicendo, ma era chiaro che lei ne era divertita ed intrigata.
Sentiva dentro di sé uno forte sconvolgimento, un misto di gelosia e rabbia, ma anche una forte eccitazione, un orgoglio particolare nel sapere che la sua donna era fortemente desiderata.
Ad un tratto, un addetto al servizio fotografico, chiamo Silvia per delle foto insieme alla sposa. I due, quindi, si allontanarono, tornando insieme a tutto il gruppo di commensali.
Scattata qualche foto, Luca vide di nuovo Silvia appartarsi con Roberto. Erano sull’altro lato del giardino, quello che dava sul lago; quando cerca di raggiungerli, si trova in mezzo a tutta la gente che festeggiava il taglio della torta con gli sposi, perciò fu costretto a rientrare nel salone e cercare di uscire dall’altro lato, aggirando l'ostacolo che si frapponeva al posto dove si trovava la sua donna.
Quando raggiunse la grossa vetrata, stava per uscire fuori, ma si rese conto che, dal punto in cui era, aveva una visuale perfetta su tutto quello che stava succedendo fuori e, in più, era coperto da un grosso drappeggio, che gli permetteva di osservare, senza essere visto.
Nascosto dietro la tenda, vide Silvia molto vicina a Roberto, appoggiata al muretto e girata quasi di lato, che ascoltava quello che lui le stava sussurrando all’orecchio.
Vedeva la mano di lui tenere quella della sua donna, mentre non vedeva quella di Silvia, perché quella visuale era nascosta dai loro corpi.
Ad un tratto ebbe la sensazione che l’uomo stesse baciando la sua donna sul collo, perché lei, ad un tratto, spinse la testa indietro, chiudendo gli occhi. Sentiva uno strano dolore nel petto, stava quasi per intervenire, quando l’arrivo di un gruppo di gente, nella direzione di Silvia e Roberto, fece sì che i due dovettero distanziarsi e ritornare verso il gazebo, dove stava iniziando ad essere servito il dolce nuziale.
Non riuscì ad avvicinarsi alla sua donna, perché il fotografo e il suo staff, riunirono sposi e testimoni per far foto nel giardino, approfittando che gli altri tornavano dentro al salone, dove, di nuovo, si era ripreso a ballare.
Quando vide rientrare anche gli sposi, si rese conto che Silvia era sparita di nuovo e che anche Roberto non c’era in mezzo alla gente che festeggiava gli sposi.
Decise di cercarli, ormai convinto che quei due si erano nascosti da qualche parte. Sentiva dentro di sé sensazioni contrastanti, un misto tra rabbia ed eccitazione, per tutta quella situazione che si stava creando fra la sua donna e quel Roberto.
Uscì fuori cercando nel parco, ma non trovò nessuno dei due; quindi rientrò e, guardando attentamente nel salone, si rese conto che anche Lucia era sparita, mentre Marco, con l'intenzione di festeggiare gli sposi, tra un brindisi e l’altro, era sempre più ubriaco.
Girando per l'immenso salone, si trovò vicino ad una grossa tenda, solo in parte spostata, che celava una porta con la scritta " ACCESSO VIETATO".
La porta era socchiusa e lui vi entrò, convinto di trovarci la sua donna.
Iniziò a salire una strana scala a chiocciola, che portava in alto, su una delle due torri del castello. Quando stava per uscire all'aperto, restando ancora nascosto nella penombra, mentre fuori il sole tramontava, regalando uno spettacolo stupendo, si rese conto che le due persone che aveva davanti, appoggiate ad uno dei merli della torre, non era la sua donna, ma Lucia, la sua amica, in compagnia di Alberto: egli la teneva abbracciata stretta, con la mano infilata nello spacco laterale del vestito e, sicuramente, la stava masturbando.
Vedere la sua amica godere fra le braccia di un estraneo, gli fece venire in mente l’idea che, probabilmente, Silvia stava facendo la stessa cosa in qualche altra parte del castello e questo gli provocò un’erezione così forte da fargli quasi male.
Non visto, sempre nascosto nella penombra della scala, tiro fuori il cazzo e prese a masturbarsi.
Intanto Alberto, avrebbe voluto scoparsi la sua amica, ma lei, in qualche modo, riuscì a dissuaderlo, poi, inginocchiatasi davanti a lui, e anche se Luca non poteva vedere quello che succedeva, era ben chiaro che la donna gli stava facendo un magnifico pompino.
Alberto teneva entrambe le mani sopra la testa di Lucia, ritmando il movimento, mentre lei teneva entrambe le mani sulle natiche dell’uomo, usando solo la sola bocca per succhiare l’uccello.
Luca sapeva benissimo quanto Lucia era brava in quella pratica, e sapeva anche che Alberto non avrebbe resistito molto, quindi continuò a segarsi velocemente, aspettando l’attimo in cui la sua amica avrebbe portato al piacere il suo occasionale amante.
Il corpo dell’uomo si irrigidì e dalla bocca emise un grido rauco, rimanendo immobile, mentre la sua amica sicuramente stava ingoiando il piacere che lui le stava riversando in bocca.
Anche Luca raggiunse l’orgasmo, schizzando il proprio seme sul muro della scala; dovette appoggiarsi ai sostegni, perché l’orgasmo era stato così intenso che lo aveva, in qualche modo, sfinito.
Lucia rimase ancora qualche istante inginocchiata davanti ad Alberto, poi si sollevò, e disse qualcosa che Luca non riuscì a percepire, ma che fu seguito da un cenno di assenso.
Luca ridiscese rapidamente la scala e, quando raggiunse il suo tavolo, vide Silvia che guardava in giro alla sua ricerca. Per un po', la osservò: a prima vista sembrava tutto normale, poi avvicinatosi, le diede un bacio sulla bocca, cercando di capire, se lei aveva l’odore di un altro maschio, se aveva succhiato e ingoiato il piacere di un altro, come aveva visto fare a Lucia. Silvia, però, aveva già bevuto dello spumante, quindi Luca non riuscì a rendersi conto se il suo sospetto era reale oppure era solo frutto della sua immaginazione.
Dopo qualche minuto vide ricomparire anche Lucia, che sorreggeva Marco decisamente distrutto dalla sbornia.

«Ragazzi, per piacere, aiutatemi! E' così ubriaco, che non posso permettergli di tornare a casa alla guida dell'auto: rischierebbe di uccidersi o di fare del male a qualcuno».

La festa era quasi alla fine, quindi decisero di andarsene: il giorno seguente sarebbero ritornati a riprendere l’auto di Marco.
Mentre Luca guidava con Marco di fianco, appoggiato con la testa sul finestrino, le due donne, dietro, parlavano del matrimonio, esprimendo gli immancabili pettegolezzi e/o piccole cattiverie, comunque giudizi alquanto pesanti, nei confronti delle altre donne presenti.
Giunti a casa di Marco, aiutarono Lucia a portarlo letto per poi lasciare l’amica che abitava dall’altro lato della strada. Poi Luca e Silvia se ne tornarono a casa loro. Durante il tragitto, entrambi sembravano assorti nei propri pensieri. Luca avrebbe avuto tante domande da rivolgere a Silvia, ma lei teneva gli occhi socchiusi, come sopraffatta dalla stanchezza. Dopo averla riportata a casa, se ne tornò alla sua, e, sdraiato nel letto, ripensava a tutta la giornata trascorsa, ma, soprattutto, non sapeva come comportarsi: doveva raccontare a Marco quello che aveva visto fare a Lucia? Tra quello che aveva visto e quello che aveva immaginato per la sua donna, ebbe di nuovo una forte erezione che lo costrinse a masturbarsi, poi, sfinito, si addormentò.
Il giorno successivo fu svegliato dal suono del suo telefonino: era Marco, che gli chiedeva se poteva accompagnarlo a riprendere la sua auto, lasciata nel parcheggio del castello.
Essendo di domenica e anche una bella giornata, Luca propose di portare anche le donne con loro, così da passare una giornata al lago.
L’idea fu subito accettata da tutti e, dopo circa un’ora, erano tutti in viaggio verso il parcheggio del castello. A differenza della sera precedente, quella mattina sembrava che nessuno avesse voglia di parlare; ognuno sembrava assorto nei propri pensieri, fin quando, giunti nel parcheggio del castello, fu Lucia rompere il silenzio.

«Dammi le chiavi dell’auto; da qui al lago, guido io, tu hai ancora i postumi della sbornia di ieri e probabilmente un tasso alcolemico ancora alterato; inoltre voglio parlare un po’ con Silvia, da sola».

Così, prese le chiavi, si incamminarono precedendo i loro uomini.
Entrambe indossavano una minigonna in jeans, sormontata da una semplice maglietta, sandali a zeppa, senza calze, e quando Lucia salì nell’auto di Marco, Luca ebbe una splendida visione delle cosce dell’amica.
Appena partite, loro si misero dietro a seguirle lentamente lungo la strada che portava giù al lago.
Per un po’ rimasero entrambi in silenzio, poi Marco, prima guardò Luca in viso, poi, girato lo sguardo dall’altro lato, gli fece una strana domanda:

«Da quanto tempo siamo amici? Voglio dire: da quanto ci conosciamo? Quante cose abbiamo fatto insieme, senza mai nasconderci nulla»?

Luca lo guardò, cercando di capire dove il suo amico voleva andare a parare; solo per un attimo fu assalito dal dubbio che, in qualche modo, il suo amico fosse venuto a conoscenza di quanto l'amico aveva visto in cima alla torre, ma le sue parole fugarono ogni dubbio.

«Volevo dire, conoscendoci da tanto tempo, tu, se sapessi qualcosa che mi potrebbe ferire, me la diresti»?

Luca stava per rispondere, pur con un grosso dubbio, che aveva qualcosa da dirgli che di certo l'avrebbe ferito, ma ancora una volta fu l'amico a parlare.

«Ieri pomeriggio, prima di venir via dalla festa, non mi sono sentito molto bene. Ad un tratto, ho avvertito che avrei vomitato, così sono andato in bagno e, chiuso in un cesso, ho sputato fuori anche l’anima. Sono rimasto così frastornato, da non avere quasi la forza di uscire e, quando stavo per farlo, ho sentito una coppia entrare nel bagno: erano Silvia e Roberto.
Lei accusava un dolore ad una caviglia, perché, mentre ballava, qualcuno le aveva rifilato un calcione.
L’uomo l’ha fatta appoggiare al lavandino, poi ha bagnato un asciugamani e le faceva degli impacchi freschi sulla caviglia dolorante.
Dopo qualche momento, l’uomo ha allungato una mano, facendola risalire lungo le cosce della donna, fino ad arrivare nella sua intimità ed ha iniziato a masturbarla.
Lei è rimasta per un attimo immobile; ha provato a serrare le cosce, ma il tono autoritario di lui, l’ha costretta ad aprirle e lasciarsi andare.
È bastato poco, perché lei raggiungesse un orgasmo, che l'ha fatta fremere tutta; a quel punto l’uomo si è alzato, l’ha presa per mano e l'ha spinta dentro l’altro cesso, quello più grande riservato ai disabili ed ha chiuso la porta.
Ci divideva solo una sottile parete di cartongesso e, anche se non ho visto la scena, ho capito subito che l’uomo ha preso a scopare la donna che aveva spinto dentro il bagno. Sentivo i corpi sbattere fra loro; lei mugolava di piacere, incitandolo a scoparla più forte. È sicuramente venuta due o tre volte, finché lui ha aumentato il ritmo con cui la pompava e lei, giratasi, l’ha Implorato: “Ti prego non mi venire dentro, te lo prendo in bocca e te lo succhio tutto fino all’ultima goccia.”
Lui ha continuato a sbatterla ancora per un po’, poi, d'improvviso il rumore è cessato ed ho sentito un lungo gemito: era lui che, sicuramente, stava sborrando in bocca a lei. Dopo pochi altri istanti, l’uomo le ha detto che avrebbe voluto vederla di nuovo, per scoparla in modo più comodo e completo e, per questo, deve averle scritto il suo numero sul cellulare.
Poi li ho sentiti uscire e solo allora anch’io me ne sono tornato nel salone.»

Durante tutto il racconto, Luca ha sentito dentro di sé quella strana sensazione, quel misto di piacere/rabbia, gelosia/eccitazione, che gli ha fatto gonfiare il pacco.
Allora si gira verso l’amico che ora è rivolto verso di lui, nota che anche lui ha il pacco gonfio, poi torno a guardare la strada e, con un filo di voce, gli racconto quello che ha visto in cima alla torre e come la sua donna si è inginocchiata ed ha ingoiato fino all’ultima goccia.
Marco lo guarda con l’aria stranita, quasi incredula, poi, fa un profondo respiro, e riprende a parlare:

«Forse sto impazzendo, forse sono già matto, eppure c'è qualcosa che non va. Ti ricordi l’estate che siamo andati al mare in Corsica, quando c’erano quel gruppo di maschi, che avevano tutti il cazzo duro, mentre guardavano le nostre donne? Forse non ci crederai, ma io mi sono eccitato, nel sapere che altri maschi avrebbero voluto scopare la mia Lucia. Ma la cosa che mi lascia ancora più sconvolto è sapere che lei, ieri, ha fatto un bocchino ad un altro per poi baciarmi in bocca, né più e né meno di come faceva quando eravamo ragazzi, dopo la scuola, quando ci chiudevamo in camera di uno di noi per farcelo succhiare entrambi. Questa cosa mi eccita da morire, sembra quasi che essere "cornuto", mi faccia impazzire di piacere.»

Luca lo guarda basito, poi girando lo sguardo, confessa che anche lui ha le sue stesse perplessità.

«Se tu sei pazzo, io lo sono almeno quanto te. Quel giorno al mare, quando siamo andati dopo pranzo a letto, mentre scopavo Silvia, ho immaginato di vederla scopare con un altro mentre io mi segavo furiosamente. Sentire che ieri lei si è fatta scopare da un altro e che adesso lui la desidera ancora, mi fa sentire dentro un misto di intima, ma feroce gelosia e, nel contempo, una tremenda eccitazione mi sconvolge. Come puoi vedere, ho il cazzo così duro, da farmi male».

Anche nella macchina che li precede, le due donne si stanno facendo confidenze, come non succedeva da un po’ di tempo.
La prima a parlare è Silvia che, mentre osserva l’amica guidare, parla con un filo di voce.

«Lucia, proprio non so come dirlo, ma oggi, nella mente, ho un casino da far paura. Tu sai quanto io ami Luca, quanto mi fa impazzire stare con lui, quanto voglio che la mia vita sia sempre con lui, eppure ieri mi sono comportata davvero male, ho fatto un casino ed ora non so come raccontarglielo.»

Lucia guarda per un attimo l'amica, poi torna a fissare la strada e inizia a parlare quasi come un automa.

«Non chiedere consigli a me: se tu ieri fatto un casino, io mi sono comportata da vera puttana. Amo Marco più della mia vita, stiamo già parlando di matrimonio, di avere dei figli, una casa, eppure, ieri mi sono inginocchiata davanti ad Alberto e gli ho fatto uno dei miei memorabili pompini, con tanto di ingoio, anche se lui avrebbe voluto scoparmi; del resto non l'ho fatto solo perché non mi sembrava il caso, dato il posto, anche se, pur non riuscendo a spiegarmelo, mi sarei fatta sbattere senza ritegno».

Silvia guarda l’amica e, con un filo di voce senza guardarla in viso, le racconta che lei invece, s’è fatta scopare nel bagno da Roberto e che, per paura di sporcare il vestito che indossava, si è fatto sborrare in bocca.
Lucia guarda Silvia con occhi sbarrati.

«Cazzo...! Sei andata nel bagno? Come hai fatto a non incontrare Marco, che ci ha passato più di venti minuti, vomitando anche l’anima?»

Silvia la guarda basita; cerca di fare mente locale e ricordare chi può aver incontrato. Sono ancora confuse quando raggiungono la sponda del lago e, lasciate le vetture, seguono i ragazzi che, saliti sul battello, hanno proposto, di andare a pranzo sull’isola, in un ristorantino che fa un ottimo pesce di lago. Durante i 15 minuti di traversata, Silvia cerca in tutti i modi di ricordarsi se ha incontrato o visto Marco nel bagno, ma, non essendo sicura, decide che deve raccontare tutto al suo uomo, accada quel che accada; lei si convince che deve dirgli tutta la verità e, se del caso, pagarne le conseguenze.
Il pranzo è quasi una formalità, nessuno ha molta fame; nell’aria c’è una strana tensione, che deve essere in qualche modo scaricata.
Usciti dal ristorante, passeggiano lungo il viale che costeggia la riva del lago.
Marco e Lucia camminano qualche passo più avanti, mentre Silvia e Luca, stretti lui l’altro, camminano dietro di loro, mantenendo un certo silenzio.
Ad un tratto è Silvia che lo rompe, fa un profondo respiro e, tenendo la testa bassa, comincia a parlare al suo uomo.

«Luca, ti amo; ti amo più della mia vita, dell’aria che respiro, sei la luce dei miei occhi, il mio faro di riferimento, però devo dirti una cosa, che sicuramente ti farà sentire male, però devo dirtelo. Accada quel che accada, non posso tenermi dentro questo segreto.
Ieri, al matrimonio, mi sono comportata malissimo. Potrei dirti che avevo bevuto troppo, che mi sentivo strana o tante altre scuse, ma non riesco a trovarne una veramente valida, se non il fatto, che oggi mi sento veramente sconsolata per averti tradito con Roberto.
Non riesco a spiegarmelo come possa esser successo.
Probabilmente tu, ora, ti sentirai ferito, offeso apprendendo del mio tradimento e forse nemmeno vorrai perdonarmi, ma è avvenuta una cosa che era dentro di me da tempo e sapevo che, prima o poi, sarebbe accaduta».

Luca gira il volto e incrocia quello della sua donna, che subito cerca di sfuggire al suo sguardo indagatore e, presole il viso e guardandola negli occhi, pronuncia parole, che lasciano decisamente sorpresa, anche Silvia.

«Non hai nulla da farti perdonare. Forse quello che sto per dirti, ti sembrerà una cosa pazzesca, ma dentro di me, da quando siamo stati in vacanza in Corsica, ho sempre desiderato vederti fra le braccia di un altro. Capisco che quello che sto per dirti è pazzesco e, sappi che mi rende molto confuso, soprattutto nel dire che quel giorno, quando abbiamo fatto l’amore dopo esser tornati dalla spiaggia nudista, io ho immaginato che al mio posto vi fosse un altro a scopare con te, mentre io vi guardavo. È successo ancora tante altre volte, quando mi sono accorto che altri uomini erano irretiti da te e ti guardavano con occhi carichi di libidine, ma la cosa che mi sconvolge di più, è che dentro di me sento un dolore fortissimo, generato dalla gelosia ma nello stesso tempo, mi ritrovo con una erezione così potente, che mi costringe a masturbarmi furiosamente.
Non riesco a spiegarmi il perché, ma sapere che ieri Roberto ti desiderava, mi ha tenuto tutto il giorno con il cazzo in tiro e, dentro di me, ho solo il rammarico di non averti visto scopare con lui.»

Silvia si gira, lo guarda, si fermano, lo abbraccia e si stringe forte al suo uomo baciandolo con un ardore diverso dal solito e tale da togliere il fiato. Poi lo guarda dritto negli occhi, e si scambiano i loro più intimi desideri.

«Anche per me, quel giorno che abbiamo fatto l’amore, dopo esser stati in spiaggia, era cambiato qualche cosa. Nella mia mente, mentre tu mi stavi scopando, ho immaginato che fosse quel maschio con i capelli lunghi, che per tutta la mattina non mi aveva mai tolto gli occhi di dosso. Sentirmi desiderata, ammirata sotto il tuo sguardo, mi ha fatto avere un orgasmo sconvolgente. Ora non so cosa fare, non so come comportarmi con Roberto, che ha espresso il desiderio di volermi portare di nuovo letto, e questa volta scoparmi più a lungo, in maniera molto più soddisfacente, di una semplice sveltina fatta nel bagno di un ristorante.
Non capisco che cosa ci stia succedendo: io ti amo, voglio che la mia vita sia con te, ma quando penso a quanto mi eccita sentirmi desiderata e scopata da un altro maschio, dentro di me sento affiorare un’altra Silvia, diversa, che si sente troia, puttana, desiderosa di avere tanti cazzi che la prendono e la riempiono dappertutto. Capisco, che per te quello che ti sto dicendo, è qualcosa di duro da accettare, ma ti assicuro che ti amo da impazzire, e che tutto questo che ti sto dicendo per me è solo un gioco, che vorrei proseguire a giocare con te, con la tua complicità, per godere solo di sesso, fatto in maniera trasgressiva e appagante.
Se, al contrario, ritieni che il torto che ti ho fatto sia così grave e mi vuoi lasciare, io non opporrò alcuna resistenza, perché capisco benissimo il tuo stato d’animo».

Luca la bacia, la stringe forte, poi tenendola abbracciata, riprendono a camminare lungo il viale, mentre lui le espone il suo pensiero.

«Non ho nessuna intenzione di chiudere il nostro rapporto, anche se, tutto quello che stiamo vivendo, mi sta creando tanta confusione e dubbi.
Ma di una cosa sono assolutamente certo: io voglio vivere la mia vita con te, voglio godere del tuo corpo, del tuo piacere e, se e quando andrai con altri uomini, voglio esser presente o, almeno, avvertito di quello che andrai a fare. È una sensazione che provo da tanto tempo, da quando da ragazzi, mi succhiavi il cazzo e poi, dopo esser venuto, succhiavi anche quello di Marco per infine baciarmi, affinché potessi sentire, nella tua bocca, il piacere di lui. Quel momento era un gioco eccitante, ma solo dopo, con il tempo ho scoperto quanto era eccitante, non il gioco in sé e per sé, ma sentire il sapore di un altro maschio nella tua bocca, un altro maschio che aveva goduto tra le tue labbra, e questa era la cosa che mi faceva uscire di testa, impazzire di piacere, ed eccitare tantissimo. Non so spiegarti il perché, ma saperti con altri maschi, mi eccita da morire.»

Silvia lo guarda, lo bacia, lo tiene stretto, poi gli espone la sua conclusione.

«Amore mio, probabilmente ti sentivi già inconsciamente cornuto, che gode nel sapere la sua donna desiderata e goduta da altri maschi. Se fra di noi ci sarà intesa, massima lealtà e fiducia, io sono sicura che il nostro rapporto ci farà vivere momenti di estrema libidine».

A pochi passi più avanti di loro, l’altra coppia è alle prese con un discorso che riassume, quanto era successo il giorno prima.
Lucia cerca, in qualche modo, di spiegare a Marco quello che era successo con Alberto.

«Amore, io ti devo fare una confessione: c’è una cosa che mi sta tormentando l’anima, una cosa che è successa ieri, che non so spiegarmi per quale motivo si avvenuta. Mi sono sentita presa da una sensazione strana, un desiderio che, ad averlo realizzato, sicuramente ti ferisce e ti farà sentire tradito ed offeso. Ieri, ad un certo punto della festa, mi son trovata in cima alla torre con Alberto, che per tutto il giorno, mi aveva stuzzicato ed eccitato. Avrebbe voluto scoparmi, cosa che avrei voluto anch’io, e già di questo me ne vergogno, perché in realtà ti amo, ma, dentro di me, in quel momento, ho desiderato sentirmi diversa dalla solita persona che sono, e che tu conosci. Non ho ritenuto che quello fosse il posto giusto e nemmeno il momento giusto per farmi scopare da lui, così mi ci sono inginocchiata davanti e gli ho fatto uno dei miei succulenti pompini, ingoiando il suo seme, fino all’ultima goccia.
Quando poi ci siamo ritrovati alla festa, ho sentito forte in me il desiderio di baciarti, come quando facevamo sesso insieme ai nostri amici, e ci scambiavamo il bacio, dopo che Luca mi era venuto in bocca e tu avevi fatto altrettanto con Silvia. Mi ha eccitato moltissimo baciarti, è stato quello il senso del gioco che avevo fatto poco prima con Alberto. Ora mi dirai che sono una donna indegna del tuo amore e questo mi dispiace profondamente, perché ti amo almeno quanto la mia vita e con te vorrei creare una famiglia, ma sono anche consapevole di essermi comportata come una donnaccia, una puttana, che ha voluto solo soddisfare la sua voglia di darsi ad un altro uomo, anche se, dentro di me, avrei voluto che tu fossi stato lì a guardarmi, mentre ero impegnata a succhiare il cazzo dell'altro. Qualunque sarà la tua decisione, io la accetterò, consapevole del fatto che ti ho tradito e questo proprio non lo meritavi».

Marco la stringe forte, continuando a camminare, poi anche lui rivela quello che da tempo sentiva dentro, ma che non aveva mai avuto il coraggio di confessarle.

«Sta' tranquilla, che non hai nulla da farti perdonare. Già da quando facevamo quel gioco con i nostri amici e Luca ti veniva in bocca, mentre io facevo la stessa cosa con Silvia, per poi sentire il tuo bacio al sapore dello sperma dell'amico, mi eccitavo in una maniera pazzesca. Subito non mi sono mai reso conto quale fosse il vero motivo di tanto piacere, ma col passare del tempo ho capito che tutta quell’eccitazione derivava dal fatto che ti vedevo con la bocca piena del cazzo di lui e che poi mi avresti baciato, facendomi assaporare il piacere che ancora avevi in bocca.
In quel momento ti vedevo e sentivo troia, vogliosa e amante del sesso e questo sentire mi ha sempre eccitato moltissimo. Ieri mi sono subito reso conto, che Alberto ti desiderava e perciò ti corteggiava ed ero consapevole, che se ti avessi lasciato spazio, probabilmente qualcosa sarebbe successo, cosa che poi avvenuta.
L’unico rammarico che ho è quello di non averti visto inginocchiata davanti a lui, mentre gli facevi uno dei tuoi fantastici pompini. Ma forse quello che non sai, è che, mentre tu eri intenta a succhiare il cazzo ad Alberto, eri sotto lo sguardo di Luca, che ti stava spiando, ed io, a mia volta, ho assistito, quasi in diretta, la scopata che Silvia ha si è fatta con Roberto, nel bagno del ristorante. Quando se ne sono andati, ho chiuso gli occhi ed ho immaginato che tu potessi star facendo la stessa cosa in un’altra parte del castello e la cosa mi ha eccitato in maniera pazzesca; anche se sbronzo, mi sono masturbato e sono venuto tantissimo.
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Ora, sapere che lui ti desidera e che anche tu hai voglia di far sesso con lui, come puoi ben vedere abbassando lo sguardo, mi eccita così tanto che adesso ti scoperei qui, in piedi, davanti a tutti.
Credo che noi due, dobbiamo fare un patto, con il quale ognuno di noi si impone di esser sempre leale e sincero con l’altro, perché così riusciremo a vivere tutte le nostre esperienze in maniera soddisfacente per entrambi.
E' da quando siamo insieme che sento, dentro di me, questa strana sensazione di piacere: il saperti desiderata da altri uomini e, solo l’idea di pensarti a scopare con altro, mi fa impazzire di gioia, anche se non riesco a spiegarmelo».

Lucia lo guarda, lo abbraccia, lo bacia. Restano fermi, fin quando vengono raggiunti dagli altri amici, anch'essi allegri e sorridenti.
Le due donne si scambiano un’occhiata d’intesa, camminano tenendosi l’una vicino all’altra, poi, Lucia guarda Silvia e sorridendo le chiede se è riuscita a chiarirsi con il suo uomo.

«È stata un’esperienza travolgente, soprattutto scoprire, che ho un compagno e, spero, un futuro marito, che inconsapevolmente desidera esser "cornuto". Credo che con la sua complicità, riuscirò a soddisfare questo suo desiderio».

Lucia guarda l’amica sbalordita, sorride ed espone anche lei il suo pensiero.

«Cara amica mia, io ed il mio ragazzo, nonché futuro marito, siamo giunti alla stessa conclusione. Anche egli, dentro di sé, da sempre ha desiderato di vedermi scopare con un altro uomo, quindi credo che non mi sarà difficile soddisfare questo suo desiderio».

Si girano ed abbracciano i loro fidanzati, guardandosi negli occhi. Silvia, sorridendo, afferma con voce calma e decisa:

«Cari ragazzi, dai nostri discorsi, siamo giunti alla conclusione che voi siete, inconsapevolmente, due aspiranti cornuti, che desiderano ardentemente vedere noi due far le troie, le puttane, con tutti i maschi, con cui vorremmo godere. Sono convinta che con la vostra complicità, riusciremo a farvi avere uno splendido palco di corna, che, come minimo, andranno lucidate quotidianamente».

Scoppiano tutti a ridere, si abbracciano e si avviano verso il parcheggio per riprendere l’auto e tornare alla vita di tutti i giorni, finalmente consapevoli che il futuro sicuramente regalerà loro tutto quello che desiderano ardentemente.
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